"Il tema della sostenibilità
finanziaria è oggi cruciale e condividiamo le finalità che si
sono poste la Commissione europea e le autorità bancarie europee
e nazionali", sottoline il vicepresidente di Confindustria per
il credito la finza e il fisco, Angelo Camilli, in occasione di
ASviS Live su 'Le politiche economiche e fiscali per lo sviluppo
sostenibile dell'Italia' e della presentazione del policy brief
di ASviS sulla Legge di Bilancio per il 2025
"Le imprese italiane su questo sono in prima fila e hanno già
realizzato importanti processi trasformativi. Al tempo stesso,
però - evidenzia Camilli -, segnaliamo la necessità di
scongiurare il rischio che le nuove disposizioni in tema di
sostenibilità, in assenza di una effettiva capacità delle
imprese, in particolare pmi, di investire e di trasmettere
informazioni alle banche, possano determinare un peggioramento
delle condizioni di accesso al credito. Serve più tempo per
prepararsi alla rendicontazione e alla finanza di transizione
attraverso servizi di accompagnamento e formazione, azioni che
Confindustria sta promuovendo".
Occorre, indica ancora il vicepresidente di Confindustria,
"che la spinta verso la transizione sia graduale e proporzionata
e che gli investimenti richiesti alle imprese siano sostenuti
con risorse adeguate sia pubbliche, sia private. E sappiamo bene
che la maggior parte delle risorse dovrà venire dal settore
finanziario, che sarà determinante nell'accompagnare le imprese
verso una piena consapevolezza e l'integrazione dei principi Esg
nelle loro strategie".
Una parte della partita sul piano della sostenibilità si fa
anche con gli investimenti in macchinari e processi delle
imprese. Il piano 5.0 è un'ottima opportunità in questa
direzione ma ancora stenta a decollare: abbiamo fatto le nostre
proposte per indirizzare il piano verso un utilizzo più
efficiente delle risorse e auspichiamo che si possa procedere
nella direzione annunciata".
In questo momento, "in cui è determinante favorire la
trasformazione sostenibile delle imprese industriali, gli
interventi previsti dalla manovra sul piano del sostegno agli
investimenti e alla crescita sono carenti. Temiamo che si
disperda quello slancio che l'economia italiana ha saputo
mostrare in anni recenti. Le imprese, pur impegnate in rigorosi
percorsi di sostenibilità, restano sguarnite di misure dedicate
alla crescita, patrimonializzazione, innovazione. Dopo
l'abrogazione dell'ACE, per rilanciare gli investimenti
produttivi servono misure premiali sul piano della tassazione,
come la nostra proposta sull'Ires: una aliquota IRES ridotta di
5 punti le imprese che trattengono una quota significativa di
utili in azienda, reinvestendoli in parte in nuove assunzioni,
incrementi di produttività, redditività, efficienza,
innovazione, sostenibilità ambientale, miglioramenti della
sicurezza e della salute dei lavoratori, welfare. Inoltre, la
manovra necessita di essere rafforzata sul versante dell'accesso
al credito. La priorità è rendere strutturale la riforma del
Fondo di Garanzia per le PMI, in scadenza a fine anno, e
andrebbe poi valutato un suo rafforzamento a supporto della
crescita economica e delle trasformazioni epocali che le imprese
dovranno affrontare nei prossimi anni.
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