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Uno studio recentemente pubblicato
sulla rivista scientifica 'Nature Communications' fornisce
approfondimenti innovativi sui processi che collegano la
variazione stagionale delle masse d'acqua, l'elasticità delle
rocce crostali e l'attività sismica in Irpinia. La ricerca è
stata realizzata da un team di ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell'Università degli
Studi di Padova, dell'Università degli Studi di Napoli Federico
II e della società Acquedotto Pugliese.
"Il nostro studio ha rivelato come gli effetti idrologici
influenzino le caratteristiche meccaniche del sistema di faglie
in Irpinia e la distribuzione temporale della sua sismicità",
spiega Nicola D'Agostino (Ingv) coordinatore del team di
ricerca. "Per scoprirlo, abbiamo analizzato le variazioni
stagionali di velocità delle onde sismiche nella crosta
terrestre e le serie temporali di deformazione provenienti da
una rete avanzata di stazioni sismiche".
I ricercatori hanno infatti scoperto che i movimenti delle falde
acquifere dell'Appennino generano deformazioni naturali che
modulano la velocità delle onde sismiche e la sismicità locale.
Attraverso una tecnica innovativa di analisi del rumore sismico
ambientale è stato possibile misurare le variazioni stagionali
di velocità delle onde sismiche che attraversano la crosta
terrestre e confrontarle con le misure di deformazione della
crosta indotte dagli effetti idrologici.
"Queste due informazioni ci hanno permesso di misurare le
variazioni di velocità delle onde sismiche in funzione della
deformazione crostale, parametro importante per quantificare la
non-linearità delle proprietà elastiche delle rocce", sottolinea
Stefania Tarantino, assegnista di ricerca dell'Ingv e prima
autrice dell'articolo.
"Le nostre osservazioni mostrano inoltre un aumento degli eventi
sismici di bassa magnitudo in primavera-estate, quando il carico
idrologico è maggiore, suggerendo che l'elasticità non-lineare
possa giocare un ruolo chiave non solo nei fenomeni sismici
minori, ma anche nella preparazione di terremoti di grande
magnitudo, come quello che colpì l'Irpinia nel 1980", sottolinea
Aldo Zollo, Professore dell'Università degli Studi di Napoli
Federico II e coautore dell'articolo.
Gaetano Festa, Professore dell'Università degli Studi di Napoli
Federico II e coautore dell'articolo, ricorda che "l'area
geografica oggetto dello studio è oggi monitorata da
un'infrastruttura avanzata denominata 'Irpinia Near Fault
Observatory' e costituita da stazioni sismiche, geodetiche e
geochimiche, nonché da un sistema di rilevamento sismico
mediante fibra ottica (DAS), gestiti dall'INGV e dall'Università
Federico II".
Aspetto importante del lavoro è stata la sinergia con la società
Acquedotto Pugliese, che ha fornito dati indispensabili per la
ricerca.
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