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Un gheppio domina Castel Sant'Angelo, il Maradona e San Siro come nidi di cemento e i parrocchetti ormai parlano il romanesco
Nella Città Eterna un lago naturale nato solo 30 anni fa in seguito a una speculazione edilizia è diventato un hot spot di biodiversità (Foto copertina ANSA/Virginia Farneti)
La primavera in città. Basta alzare lo sguardo, sbirciare, aguzzare la vista e la natura sorprende. Molti uccelli hanno imparato ad adattarsi agli habitat umani con ingegno. Vivono sotto e sopra i ponti e i cavalcavia, tra gli alberi ma anche sui monumenti, tra le case, le fabbriche e i palazzi. Tutti cercano di sfruttare al massimo i comfort che una città può offrire e si scopre che Roma, Napoli, Milano, Torino possono anche essere un ambiente perfetto per la prosperità di tutta la fauna selvatica urbana. Percorrendo Roma insieme a Rosario Balestrieri, il primo ornitologo in 152 anni dalla fondazione della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, l'asfalto, il cemento, lo smog schiudono paradossalmente un ecosistema che, alla stregua degli esseri umani, combatte ogni istante per farcela, portare a casa la giornata, o la notte, a seconda dei turni e delle specie. Ogni specchio d'acqua di una città diventa occasione per soffermarsi a guardare, certo, ma non solo. Delle città gli uccelli amano gli stadi, i monumenti, le case e i palazzi. Non solo il verde. Questo approfondimento Magazine vuole dare anche consigli per imparare a osservare meglio la natura che ci circonda nel caos cittadino,
Roma ospita fra nidificanti, migratori e svernanti oltre 140 specie di uccelli, tra cui rapaci diurni come gheppi, falchi pellegrini, e notturni come allocchi e civette, fra li aironi la garzetta e il cenerino, e poi una miriade di uccelli più piccoli e multicolori come i martin pescatori, le cince e le ballerine, non mancano specie aliene come i sempre più diffusi parrocchetti. Le vaste aree verdi come Villa Ada e Villa Borghese, il parco dell'Appia Antica e l'oasi urbana del Tevere offrono rifugio e cibo a una varietà di specie, molte delle quali scelgono di nidificare, 80 specie differenti, circa il 30 % di quelle che si riproducono in Italia.
Nidificanti e migratori: tra le specie nidificanti più comuni troviamo uccelli strettamente come colombi, storni, passeri d’Italia, gabbiani reali, taccole, merli e molto altro ma anche molte altre specie che trovano riparo in ambienti urbani in cui persistono elementi verdi come alberature stradali e parchi come cinciarella, cinciallegre, rampichini, ghiandaie, allocchi e molti altri. Alcune specie quindi preferiscono il centro le piazze e i palazzi del storico i palazzi del centro storico, mentre altri amano il Tevere, come i cormorani, le garzette, i gabbiani comuni, le gallinelle d’acqua, i martin pescatori, gli aironi cenerini.
Per quanto riguarda i migratori, Roma, come molte altre città italiane, proprio all'inizio della primavera è palcoscenico di un fenomeni naturale affascinate. L’Italia è un ponte naturale fra Africa ed Europa, questa collocazione e la forma allungata della nostra penisola viene sfruttata dagli uccelli che attraversano le aree desertiche africane e il Canale di Sicilia per raggiungere i vari siti di nidificazione in Europa, per questo motivo se ci facciamo da un belvedere cittadino in primavera possiamo avere la fortuna di poter osservare uccelli migratori in transito sui nostri centri storici e le nostre periferie. Dalle specie iconica come la più comune rondine alla più rara cicogna, passando per balestrucci, rondoni, luì, codirossi, balie, falchi pecchiaoli e nibbi bruni.
Una delle specie più iconiche dell’avifauna urbana, soprattutto per Roma è lo storno, che al calar del sole, da vita ad uno spettacolo aereo senza equali, nel rosso del tramonto fra il cielo e i palazzi storici un vortice di ali nere, che danza e si intreccia in forme mai uguali. Gli storni tracciano figure geometriche, nuvole veloci che mutano forma in un balletto, ipnotico e magico che diventa più intenso quando i falchi pellegrini che vivono nella capitale provano a predarli, uno contro migliaia, talmente tanti che risulta difficile già focalizzare l’obiettivo, figuriamoci ghermirlo. Questa specie è presente da novembre a febbraio in buona parte delle città italiane, ma a Roma si raggiungono numeri immensi, difficili da stimare e gestire. Sicuramente una problematica molto sentita da chi passeggia o parcheggia nei pressi dei dormitori di storni è il guano, gli escrementi, che imbrattano le strade e marciapiedi, spesso ricoprendo interamente auto e altri veicoli. I grandi stormi di storni possono essere molto rumorosi, soprattutto quando si radunano nei dormitori. Inoltre subito al di fuori dell’edificato urbano compatto gli storni possono danneggiare le colture agricole. Per provare mitigare la problematica si utilizzano diversi dissuasori per allontanare gli storni, di norma acustici, che emettono suoni che infastidiscono gli storni, di norma il verso del falco pellegrino e quello di uno storno aggredito da un predatore. Altra contromisura sta nella gestione degli alberi che possono fare da posatoio, con la rimozione dei rami e rametti orizzontali in numero da ridurre il numero di storni che riesce a sposarsi e dormire.
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Sono sicuramente le specie che più colpiscono per suoni o colori quando li si vede arrampicati su un monumento o sfrecciare un Tevere, sono i Parrocchetti monaci e dal collare, i pappagalli che punteggiano di verde spere più intensamente Roma e sempre più diffusamente l’Europa. Il surriscaldamento globale favorisce queste due specie aliene, ghiotte di semi e frutti e per questo decisamente problematiche per le coltivazioni, soprattutto di mandorle, olive e frutta, la competizione inevitabile con le specie autoctone (originarie dei nostri territori) andrebbe approfondita con studi ad hoc per comprenderne con più precisione gli effetti.
Il parrocchetto monaco (di origine sudamericana) costruisce ceste-nido condominiali che possono pesare oltre 100 Kg e determinare il crollo dei rami, proprio di questa specie nel 2021 sono stati censiti a Roma 6mila individui, in questa città l’altra specie, il parrocchetto dal collare (originario dell’Africa e Asia Meridionale) è ancora più numeroso. Le specie aliene sono a livello globale una delle minacce più gravi alla biodiversità, che vanno affrontate con azioni coordinate su vasta scala, come di divieto di commercio e riproduzione di specie invasive ed il monitoraggio costante delle popolazioni ormai naturalizzate.
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Oggi è il Maradona, ma la grossa struttura ovale che si solleva come un cratere di metallo nel quartiere Fuorigrotta di Napoli venne costruita negli anni 50 e fu chiamata Stadio del Sole, successivamente, nel 1963 ribattezzata Stadio San Paolo alla fine è stata intitolata al Pibe de Oro. Lo stadio di Napoli tuttavia non ospita soltanto ricordi speciali che hanno fatto la storia del calcio, ma accoglie numerose specie che trovano fra gli spalti e il campo la loro casa, il loro sito di nidificazione. Sul rettandolo verde non sono solo i sogni dei tifosi prendono il volo ma anche l’avifauna urbana, infatti l’imponente struttura dello stadio durante tutto l’anno e soprattutto durante la fase di nidificazione è una sorta di hot spot ornitologico della città di Napoli, per tutte quelle specie dette rupicole. La facciata esterna della curva sud è stata scelta da una coppia di falchi, Gheppi per l’esattezza che sulla parte più alta da almeno cinque anni ubicano il nido, e schiudono i piccoli che poi voleranno sul quartiere fino a quando si disperderanno per trovare a qualche km o molto lontano il loro posto nel mondo. Più giù rispetto al nido dei falchi, c’è una colonia di taccole, un piccolo corvo nero dagli occhi azzurri e la spiccata intelligenza, caro al noto etologo Konrad Lorenz, che le studio approfonditamente e descrisse alcuni dei loro comportamenti più particolari e le loro notevoli capacità di apprendimento.
Altri uccelli coloniali che animano lo stadio anche in assenza di eventi sportivi sono i rondoni di 3 specie differenti rondone comune, pallido e rondone maggiore. Sono spesso confusi con le rondini per le ali a falce e la coda biforcuta, ma in realtà sono molto diversi, infatti i rondoni hanno le zampe molto più corte tanto da non riuscire a prendere il volo da terra e per questo motivo sono perennemente in volo, cacciano in volo, si accoppiano in volo, bevono e dormono volando. Solo gli aspetti dedicati alla nidificazione sono obbligati in un punto fermo, di norma una cavità posta in alto da cui entrare in volo ed uscite lanciandosi nel vuoto. In estate intorno allo stadio a terra è facile imbattersi nei piccoli a cui è andato male in primo volo, di solito fermi, pigolanti ad ali aperte. Questi non hanno nessuna speranza di sopravvivere e per questo vanno soccorsi. In primavera la mattina all’alba prima dei rumori del risveglio della città, chi fa footing intorno allo stadio può sentire un verso melodioso e poetico che viene dalla parte sommitale dello stadio, è il canto del Passero Solitario reso celebre dalla poesia di Leopardi, questo uccello svetta dalle sommità e impettito canta sfoggiando la sua livrea azzurra proprio in linea con i colori della squadra.
Elenco tutte le specie che nidificano sulla struttura: gheppio, civetta, rondone comune, rondone pallidi, rondone maggiore, passero solitario, taccola, passera D’Italia, passera mattugia, ballerina bianca, colombo pigliamosche. Specie che nidificano nelle immediate vicinanze (pini, aiuole e palazzi adiacenti): cinciarella, cinciallegra, merlo, verzellino, verdone, capinera, occhiocotto, tortora dal collare orientale, gabbiano reale, cardellino. Uccelli che frequentano la struttura ma non vi nidificano: falco pellegrino, cornacchia grigia, gufo comune, gazza, pettirosso e codirosso spazzacamino
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Allo Stadium della Juventus anche se lontano dal mare ci volteggiano spesso i gabbiani reali anche quando lo stadio è pieno, il campo di gioco invece quando non ci sono predatori e terreno di caccia per le ballerine bianche, le parete della struttura invece sono un ambiente ideale per i rondoni maggiori, nei giardini attorno è facile osservare la Capinera, il codibugnolo, codirosso spazzacamino, non mancano le specie sinantropiche come il colombo, cornacchie grigie e storni. Fra i rapaci, si vedono con una certa frequenza, posati o in atteggiamento di caccia, gheppio e falco pellegrino.
Allo stadio Olimpico di Roma oltre a vedere il volo dell’L’aquila di mare testabianca, originaria degli stati uniti d’America e simbolo della Lazio, possiamo vedere ad apprezzare voli di specie nostrane come quelli dei rondoni che sfrecciano emettendo i loro gridolini dentro e fuori dalla struttura, con un po' di attenzione è possibile notare verdoni, verzellini e cardellini. Subito all’esterno la corona di pini, ospita numerose tortora dal collare e passeri d’Italia, nelle siepi quando i cori da stadio non sono troppo forti è possibile ascoltare il canto dello scricciolo. E’ suggestivo pensare che a pochi metri dall’acciaio, il cemento e il tifo c’è l’area verde di Monte Mario con il picchio rosso maggiore, la ballerina bianca, la cinciallegra, il beccamoschino –presenti in tutte le stagioni– oltre al cuculo, l'averla piccola e il gruccione, uccelli migratori presenti nel periodo primaverile estivo. Tra gli uccelli notturni l'allocco, la civetta e l'assiolo.
Lo Stadio di San Siro, una scogliera in città. È così che l'associazione GuardaMI ha definito lo Stadio di San Siro a Milano. "Questa struttura architettonica bizzarra, rimaneggiata più volte e definita dal Times nel 2009 come “un’astronave atterrata nella periferia milanese” - spiegano . è invece per gli uccelli una scogliera, una montagna, un luogo possente, massiccio, ricco di posatoi, anfratti e fessure dove vivere, cacciare, riprodursi e rifugiarsi. I rondoni maggiori (Tachymarptis melba), protagonisti assoluti dello stadio di San Siro sono sicuramente presenti dal 2006. La loro conquista di questa “scogliera artificiale” è stata veloce, con una crescita demografica che ha portato oggi la popolazione nidfifcante ad essere superiore. Tra gli uccelli che si posso osservare intorno a San Siro c'è anche la ghiandaia che 'però non nidifica. Allo stadio ci va magari solo quando gioca l'Inter, visti i suoi colori.
Le altre specie di uccelli che hanno colonizzato la “scogliera” a scopo riproduttivo e/o alimentare sono: rondone pallido (Apus pallidus), gheppio (Falco tinnunculus), falco pellegrino (Falco peregrinus), taccola (Corvus monedula), cornacchia grigia (Corvus cornix), codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), colombaccio (Columba palumbus), piccione domestico (Columba livia), passera d’Italia (Passer italiae). Tra le altre presenze occasionali o di passaggio compaiono anche sparviere, lodolaio e civetta che approfittano di una così abbondante presenza di prede, occupando i vertici della catena alimentare, a dimostrazione della preziosa e ricca biodiversità presente a Milano. Perché siamo contrari alla demolizione dello stadio "La scomparsa di questa “scogliera” - affermano comporterebbe la perdita di questa realtà cosi importante non solo a livello italiano ma anche europeo. Auspichiamo quindi che queste informazioni aiutino a riflettere sull’abbattimento dello stadio e in caso contrario, di suggerire ai progettisti realtà architettoniche tali da offrire una alternativa di nidificazione a questi"
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A Roma c'è un piccolo lago chiamato Bullicante, ma per molto tempo ex Snia, che in pochi ettari di vegetazione semi-naturale ospita un hot spot di biodiversità che vede negli uccelli la componente più vistosa, che sottintende un’ambiente e una fitta rete di relazioni ecologiche che ne consentono la presenza. I numeri parlano chiaro, sono ben 89 le specie uccelli osservate, un’enormità in un contesto così fortemente urbanizzato, fra queste ben 9 sono inserite importanti come il mignattaio (un ibis di colore scuro dal tipico becco a falce), il tarabusino (il più piccolo airone europeo, estremamente mimetico e legato al canneto), Il falco di palude (rapace migratore contraddistinto da avere il maschio e la femmina di colorazioni molto differenti) e il coloratissimo martin pescatore capace di tuffi verticali rapidissimi con cui cattura i pesci di cui si nutre.
Per rendersi conto di quanto in luogo sia particolare basta entrarci e restare sorpresi dall’assenza dei rumori tipici del traffico e della città che restano confinati fuori del perimetro del parco, lasciando il paesaggio sonoro libero di riempirsi delle note del coro degli uccelli: scriccioli, capinere, merli, pettirossi, verzellini, cinciallegre si susseguono come su un palco invisibile ma tangibile. Lo specchio d’acqua è piccolo ma pieno di specie: gallinelle d’acqua, folaghe, porciglioni, cormorani, gabbiani reali e germani solo per fare alcuni nomi. I numerosi alberi presenti sono preziosi per altri uccelli, più difficili da vedere ma che lasciano molti segni, come il picchio rosso maggiore, che scava nel legno sia per mangiare che per nidificare, su vari tronchi sono ben visibili entrambi i segni, fra le chiome dei piccoli folletti colorati e perennemente in movimentò si fanno notare, cinciarelle e codibugnoli spesso si inseguono sparendo fra le foglie.
In questo periodo nel parco si possono osservare vari uccelli migratori, piccoli passeriformi e grandi rapaci, insettivori come rondini, balestrucci e rondoni, granivori come allodole e fringillidi o ittiofagi come l’airone rosso che riposa presso il lago prima di riprendere il suo viaggio. Il Parco è importante anche come “stepping stones” per le specie che per attraversare la città, usano corridoi ecologici o punti di salto, esattamente come facciamo noi quando usiamo i grossi sassi lungo un fiume per attraversarlo senza bagnarci. Così alcuni uccelli si muovono da un territorio all’altro come rampichini, picchi e molte specie di altri animali come mammiferi, rettili, anfibi e insetti.
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Il primo passo importante è decidere di farlo, di dedicarsi del tempo per conoscere i nostri vicini di casa colorati e canterini. Quindi documentarsi sulle specie presenti dalle nostre parti, consultando libri specifici o siti web dedicati e focalizzare le caratteristiche peculiari delle specie che più probabilmente incontreremo, in quanto saremo in grado di riconoscere solo le specie che studiando avremo imparato a conoscere. Spesso basta affacciarci alla finestra, ma sicuramente prossimo gioire per una maggiore quantità di specie, in parchi, giardini, in prossimità di porti o corsi d'acqua. Può essere d’aiuto un minimo d’attrezzatura come il binocolo, anche se in ambiente urbano desta sempre un po' d’inquietudine e sospetto in chi viene osservato, per cui può essere meno problematico andare in giorno con una fotocamera dotata di zoom in modo da avere anche documentazione fotografica di quanto osservato e confermare l’identificazione delle specie calma anche in un secondo momento.
Molto utili anche le varie app per il riconoscimento visivo e del canto e per la condivisione dei dati con la comunità scientifica attraverso piattaforme di Citizen Science. Quando sei in osservazione, sii paziente e silenzioso: gli uccelli più comuni in città sono confidenti e si faranno vedere anche in contesti chiassosi e se rumoreggi ma le specie più sensibili e si spaventano facilmente. Muoviti lentamente e evita rumori forti. Osserva con attenzione: prenditi il tempo necessario per osservare i dettagli degli uccelli, come la forma del becco, il colore del piumaggio e il comportamento. Ascolta il canto: il canto degli uccelli è un ottimo modo per identificarli. Presta attenzione ai diversi tipi di suoni che senti e cerca di associarli alle immagini degli uccelli che vedi. Prendi appunti: annota le specie che hai visto o ascoltato, il luogo e l'ora dell'osservazione. Questo ti aiuterà a ricordare i tuoi avvistamenti e a migliorare le tue capacità di birdwatching. Se ti appassioni contatto il gruppo ornitologico più vicino a casa tua, può un'ottima opportunità per imparare dagli esperti e conoscere altri appassionati di uccelli.
Una delle prime cause di morte per gli uccelli selvatici è lo scontro contro strutture antropiche (vetrate e cavi sospesi) per cui sarebbe un passo importante mettere alle vetrate delle sagome di dissuasione, che riproducendo la siluetta di un predatore, inducono ma maggioranza degli uccelli tenersi a distanza dal vetro salvandoli dall’impatto, questa precauzione andrebbe presa per tutte le grandi vetrate, come quelle dei centri commerciali o delle barriere acustiche stradali. Altra questione da gestire con cura e quella delle potature del verde urbano, che assolutamente vanno fatte ma nei mesi idonei e non in periodo di nidificazione quando condannerebbero a morte, uova e pulcini. Gli alberi sono già pochi nelle nostre città per questo avrebbero salvaguardati insieme alla comunità animale che ospitano. Molti uccelli in natura nidificano nelle cavità dei tronchi, questa risorsa in città è di norma molto scarsa quindi mettere cassette nido nei luoghi idonei e monitorarle potrebbe aiutare la comunità di uccelli cittadini e facilitare il monitoraggio del successo riproduttivo di molte specie. Se abbiamo in famiglia un gatto e la fortuna di un giardino, cerchiamo di evitare la libera fruizione dello spazio verde all’animale di cui siamo responsabile nei mesi in cui gli uccelli hanno i piccoli (soprattutto maggio e giungo) questo a fine di evitare l’uccisione dei giovani involati non ancora capaci di volare bene e fuggirei in tempo. Invece durante le fasi più fredde dell’inverno può essere di supporto mettere una mangiatoia per uccelli selvatici. Se invece trovate un uccello in difficoltà mettetevi in contatto con il centro di recupero fauna selvatica che opera nel vostro territorio.
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I primi risultati di una campagna di immersioni per identificare e quantificare le specie ittiche costiere in 62 siti marini e in particolare lungo le coste della Calabria bagnate sia dal Tirreno che dallo Ionio (foto copertina di Antonio Di Franco per gentile concessione)
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