BRUXELLES, 28 NOV - "Quello che sta accadendo in Europa" all'automotive "è particolarmente drammatico: la rinuncia a realizzare in Europa le gigafactory e nel contempo la chiusura di stabilimenti sull'endotermico". Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, al Consiglio Ue competitività. "È corso una tempesta perfetta: si rinuncia alla via dell'elettrico e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali" al via il prossimo anno con il regolamento Ue. "Dobbiamo agire e subito", ha rimarcato Urso, che ha promosso con la Repubblica Ceca un non paper sul futuro dell'automotive, sostenuto da altre 5 capitali, che sarà al centro del dibattito nelle prossime ore.
L'Unione europea ha "indicato una strada ambiziosa e straordinariamente sfidante" per la neutralità dell'automotive dal 2035 "perché pensiamo che questa strada poi debba essere perseguita anche dagli altri Continenti". "Se raggiungiamo l'obiettivo con un'industria Net-Zero avremo indicato una strada di successo anche agli altri la seguiranno, ma se invece raggiungiamo quella data con zero industria avremo certificato il nostro fallimento e nessuno ci seguirà", ha aggiunto Urso che ha promosso insieme all'omologo ceco e sostenuto da altri cinque Capitali per chiedere l'anticipo a inizio 2025, dal 2026, della clausola di revisione del regolamento sugli standard CO2 delle auto.
"Stiamo assistendo a un bollettino di guerra", ha messo in guardia il ministro, chiedendo un intervento immediato da parte dell'esecutivo europeo. Se l'obiettivo rimane la "piena decarbonizzazione" dal 2035, l'intervento di Bruxelles è richiesto per "creare le condizioni" per centrare il target. In questo clima di incertezza "nessuno investe più, né le imprese né i consumatori", ha aggiunto, precisando che l'intervento di Bruxelles dovrebbe rispettare la "piena neutralità tecnologica" nel percorso verso la decarbonizzazione del settore.
"Occorre operare subito per coniugare la politica industriale con quella ambientale per mettere la competitività dell'Europa sulla strada della crescita, ma sarà necessario" mobilitare "anche risorse comuni, come fanno gli Stati Uniti", ha sottolineato in sessione pubblica. "Solo le risorse pubbliche e le risorse comuni insieme possono mobilitare i capitali privati nella dimensione che lo stesso Mario Draghi" nel suo rapporto sulla competitività economica "ha evidenziato: almeno 800 miliardi l'anno ogni anno per i prossimi 10 anni".
Il ministro ha annunciato anche che l'Italia sta lavorando insieme ad altri Paesi Ue, tra cui Francia e Polonia, per presentare a Bruxelles un nuovo documento informale per rivedere il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere, noto come 'carbon tax', poiché "così come sono stati definiti" i parametri "sono chiaramente inadeguati per sostenere la competitività delle industrie energivore europee, a partire dalla siderurgia e dalla chimica". Il ministro ha riferito di contatti in corso con Varsavia e Parigi "e con altri Paesi che come noi", che "sono consapevoli che è necessario preservare la competitività dell'industria siderurgica e delle altre industrie nella sfida della transizione energetica, ambiziosa ma assolutamente necessaria".
Il lavoro è appena avviato "per trovare una proposta unitaria che tenga conto anche delle esigenze degli altri Paesi, non abbiamo una visione ideologica ma pragmatica e responsabile", ha puntualizzato Urso ai giornalisti dopo la riunione. Secondo il ministro è chiaro a tutti che i "meccanismi così come dovrebbero scattare dal 2026 in poi" attraverso la carbon tax "non sono tali da rendere adeguata la sostenibilità del sistema siderurgico e degli altri sistemi delle industrie". Per questo, al centro del documento che sarà finalizzato nei prossimi mesi, ci sarà la richiesta di "revisione di questo meccanismo" e anche di un "sostegno agli esportatori per rendere competitivo il prodotto realizzato in Europa sui mercati globali rispetto ai prodotti realizzati in altri Paesi che non rispettano le regole che noi ci siamo dati", ha spiegato.
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